Cos’è la demenza?

Come sapete lavoro molto con gli anziani. Si tratta di pazienti fragili che spesso sono affetti da demenza. Qualche giorno fa ho dovuto per l’ennesima volta spiegare a due figli distrutti di cosa si tratta questa maledetta malattia.

A mio avviso troppo spesso noi medici ci dimentichiamo di spiegare in termini semplici cosa sono le malattie; questo articolo è un tentativo di spiegare a grandi linee di cosa si tratta.

Tanto per cominciare la demenza non è una malattia ma un sintomo, o meglio, un insieme di sintomi frutto di molte patologie. Le più comuni cause di demenza sono: la sindrome di Alzheimer e la demenza vascolare.

Si tratta di malattie neurodegenerative che vanno progressivamente a ledere la funzionalità cerebrale. Sono purtroppo progressive e sono a tutt’oggi prive di una terapia efficace.

Ma cosa succede in concreto?

Il soggetto affetto da demenza perde progressivamente alcune sue facoltà; tipico sintomo iniziale è la perdita di memoria a breve termine: non ci si ricorda dove si sono messe le cose, non ci si ricorda di mangiare o viceversa si mangia più volte perché ci si è dimenticati di averlo fatto. Altro tipico sintomo iniziale è la depressione, spesso il paziente inizia una fase depressiva improvvisa a volte a seguito di un lutto.

Quello che spesso lascia basite le persone alle quali illustro la patologia, è la progressiva perdita anche delle capacità motorie; tuttavia se ci si riflette il nostro cervello comanda ogni cosa e quindi anche le capacità motorie sono destinate a essere perse in corso di degenerazione cerebrale. Quindi i primi a essere colpiti saranno i movimenti fini poi successivamente e progressivamente tutti gli altri finanche la capacità di mangiare o camminare.

Altro aspetto rilevante è la modifica del comportamento e della personalità dell’individuo. Spesso si manifestano atteggiamenti aggressivi che sconvolgono tutto l’ambiente familiare.

Si tratta di malattie maledette che consumano a poco a poco l’individuo.

Tuttavia chi fa il mio mestiere si rende conto che queste persone per quanto obnubilate dalla malattia sanno trasmettere emozioni profonde, e danno a noi operatori sanitari molto più di quanto noi si possa dare a loro.

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